4° itinerario: PORTA DELL'ORO
Avete mai visto Venezia con lo sguardo carico di avventura e mistero di Hugo Pratt? Grazie alla guida Corto Sconto potrete visitare la città più bella del mondo in sette itinerari inediti che ripercorrono i luoghi preferiti di Corto Maltese e del suo autore. Con lo speciale 7 itinerari per 7 giorni, ve ne proponiamo una sintesi in esclusiva: oggi vi faremo varcare la PORTA DELL'ORO, attraverso San Marco, il Teatro della Fenice, la storia dei caffè e del gioco d'azzardo, la leggenda della Clavicola di Salomone e tanto altro, che troverete in versione integrale nel volume "Corto Sconto. La guida di Corto Maltese alla Venezia nascosta" di Guido Fuga e Lele Vianello.
La mappa del quarto itinerario è scaricabile a questo link
Battello linea 1 – San Zaccaria
Il battello ci lascerà di fronte al vecchio Hotel Danieli dove soggiornarono, fra gli altri, Dickens, George Sand, Balzac e Marcel Proust.
Al di là del ponte di San Provolo, troverete una delle tappe preferite da Pratt,
la Trattoria Rivetta.
Attraversiamo il campo S.S. Filippo e Giacomo che vede, alla nostra destra, un’altra ottima osteria-enoteca, L’Aciugheta.
RIVETTA
Affollata trattoria con
ottimi cicchetti:
sarde in
saòr, pasticcio di pesce e
frittura mista.
L’ACIUGHETA
Le specialità sono dei
piccoli panini con l’acciuga,
ma anche polpette, pizzette, e altri gradevoli sfizi.
Tutti accompagnati da ottimi vini in
degustazione.
Sulla sinistra invece si apre, fra due negozi, una piccola calle che conduce in corte del Rosario: qui potrete vedere, nascosto in un angolo sopra una porta, un intrigante draghetto del quattordicesimo secolo.
Dopo la rugheta Sant’Apollonia giriamo a sinistra per la fondamenta omonima ed entriamo nel portone di fronte a noi. Ci troveremo immersi in un incantevole chiostro benedettino del tredicesimo secolo, unico esempio di stile romanico in città, le cui pareti sono impreziosite da frammenti di marmi architettonici. Qui amava rifugiarsi Corto, quando aveva voglia di un posto appartato in cui poter ascoltare echi lontani.
Avanziamo verso la basilica di San Marco che ci avvolge con i riflessi d’oro dei mosaici che la rivestono interamente e che le danno l’aspetto di un’icona tridimensionale. Oltre che sul meraviglioso pavimento, sulla bellissima pala d’oro, la ricca collezione di reliquie e il tesoro, vogliamo soffermarci su una cripta
che ci permetterà di ricordare un pezzo di storia.
Qui infatti fu posto, nel 1094, il corpo di san Marco, che nell’anno 828 due mercanti avevano portato da Alessandria d’Egitto.
Occultata a sua volta sotto il corpo dell’evangelista c’era la Clavicola di Salomone, lo smeraldo magico che recava incisi dei misteriosi caratteri recanti le indicazioni per ritrovare il tesoro di Salomone e della regina di Saba.
Soffermandoci nell’atrio di questa incredibile basilica e alzando la testa, vedremo degli antichi “fumetti” a mosaico: si tratta del ciclo del Vecchio Testamento.
Dalle colonne del secondo portale all’esterno della basilica sono purtroppo scomparsi, come abbiamo già accennato, i graffiti dei velieri del Quattrocento tanto amati da Corto.
Una curiosità: Pratt non amava il campanile di San Marco (ricostruito al posto di quello crollato alle dieci di mattina del 14 luglio del 1902) perché lo considerava troppo tozzo rispetto al precedente, molto più slanciato.
Corto Maltese amava perdersi nelle labirintiche ricerche che gli si offrivano all’interno della Biblioteca Marciana. Qui, fra le varie rarità, c’è anche quell’Hypnerotomachia Polyphili (Battaglia d’amore in sogno di Polifilo) del frate domenicano Francesco Colonna, opera scritta in una preziosa mescolanza linguistica di latino e italiano e stampata da Aldo Manuzio alla fine del Quattrocento: il sogno di tutti i bibliofili.
Il casino Venier invece rappresenta una preziosa testimonianza di come fossero nel Settecento i locali privati dove si raccoglievano i patrizi per allegri convegni e il gioco aveva un ruolo principale. Anche la Serenissima aveva cercato, dopo secoli di divieti, di trarre profitto dal dilagare della passione per il gioco: così, dopo aver autorizzato le lotterie nel 1522, nel 1638 aprì il ridotto, all’interno del quale si poteva giocare d’azzardo, nel periodo di carnevale (sei mesi) e rispettando tutta una serie di regole. Chi teneva il banco doveva essere un patrizio con parrucca e toga nera; i giocatori dovevano invece indossare la maschera.
Il sottoportico degli Armeni nasconde un piccolo gioiello del Seicento, un portone scuro con due croci e una scritta armena: sono gli unici segni che ci annunciano la presenza della bella chiesetta di Santa Croce degli Armeni, con un piccolo cimitero nell’anticamera e un’incantevole volta stellata all’interno della cupola. Prendiamo poi il ponte Tron, che attraversa il rio Orseolo alle spalle di quel bacino Orseolo che funge da porticciolo per le gondole e che vediamo anche nella Fiaba di Venezia.
All’inizio di rio terà degli Assassini, da Bertoni, troverete un bel negozio di libri a metà prezzo molto frequentato da Pratt. Il nome della calle degli Assassini deriva dal fatto che anticamente qui, la mattina, poteva spesso essere ritrovato il corpo di qualche poveretto assassinato durante le buie ore notturne.
Calle Mocenigo vi porterà al palazzo omonimo dove abitò lord Byron e alla casa dove dimorò il grande pittore Paolo Caliari detto il Veronese: in questa zona, e precisamente in calle delle Muneghe, si trovavano diversi postriboli e tutto il quartiere pullulava di prostitute.
Risaliamo per la salizzada Malipiero e quindi prendiamo a destra per la calle omonima, dove nacque Giacomo Casanova (1725- 1798) di cui il principe di Ligne disse:
“Ama e desidera ogni cosa e dopo aver posseduto tutto,
sa come poter fare a meno di tutto”.
Arriviamo poi in uno dei campi più grandi e più belli di tutta Venezia:
campo Santo Stefano.
Il monumento al centro della piazza rappresenta il letterato e patriota Niccolò Tommaseo, ma per come è rappresentato, con una pila di libri dietro la schiena, tutti lo chiamano affettuosamente “el Cagalibri”.
Questo campo la sera è sempre animato, ed è tipico per i veneziani venire qui a bere l’aperitivo, specialmente il famoso Spritz (una parte di acqua gassata, una di vino e uno schizzo di Campari o Select).
Il 22 febbraio del 1802, qui si tenne anche l’ultima corsa dei tori.
In campo San Fantin sorge il più famoso teatro della città, quella mitica Fenice che per la nemesi del nome è già finita bruciata due volte: la prima nel dicembre del 1836 e la seconda nel gennaio del 1996, ma ora in piena attività.
Prima di prendere il battello per tornare a casa, il premio finale di questo tortuoso itinerario si chiama Harry’s Bar, proprio in fondo alla calle. Questo locale è diventato famoso per i suoi fantastici drink: il Bellini, inventato da un suo barman,
e il mitico Martini cocktail, secco o ghiacciato, o silver bullet,
come lo chiamava Truman Capote.
Giuseppe Cipriani, che inventò l’Harry’s Bar e la formula vincente che coniuga lusso e semplicità, era amico personale di Ernest Hemingway che nel locale ambientò più di qualche storia.
Scopri gli itinerari precedenti: 7 itinerari per 7 giorni
PORTA DELL'AVVENTURA
PORTA DEL MARE
PORTA D'ORIENTE
Domani vi aspetta la PORTA DELL'AMORE.
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