05 giugno 2012

Magnus: il più grande di tutti



Nel 2009 abbiamo deciso di rendere nuovamente onore all'opera di Magnus attraverso una collana ragionata che riproponesse – con una speciale cura dei materiali e della stampa – le sue storie più belle: la perfetta prefazione al primo volume (Erotico e Fantastico), firmata da Luigi Bernardi, parlava largamente de Lo Sconosciuto.
Ed è troppo bella, per non pensare di riproporvela oggi.



Magnus, il più grande

di Luigi Bernardi

Magnus l’ho incontrato nel 1981. Stavo lavorando alla creazione di una rivista. Sapevo che si sarebbe chiamata “Orient Express”, sul contenuto non avevo idee altrettanto chiare. Di una cosa però ero sicuro: la rivista l’avrei fatta uscire soltanto se lui avesse accettato di collaborare, meglio ancora se con nuove storie di un personaggio che in precedenza aveva vissuto soltanto sei avventure, tutte capaci di folgorare il cuore e l’intelligenza dei lettori. Il personaggio era Lo Sconosciuto e le mie parevano manie di grandezza. Potrà sembrare bizzarro che pensassi di creare una rivista a condizione che un autore accettasse di lavorarvi. Meno stravagante è se questo autore era Magnus, il disegnatore che aveva accompagnato ogni mia stagione di lettore, il disegnatore che non aveva mai deluso ogni mia aspettativa. Per me, e per tanti altri, Magnus non era soltanto un autore di fumetti: era il fumetto. Non sarei stato un vero editore, se non lo avessi pubblicato. Un po’ come se, diversi anni dopo, non avessi tradotto i romanzi di Jean-Patrick Manchette. Magnus e Manchette, due grandi geni inquieti, due maestri, accomunati persino dalla morte identica. Telefonai a Magnus per proporgli la collaborazione. Fu gentile, disse che ci avrebbe pensato. Dopo qualche giorno lo richiamai e capii che la mia proposta lo stuzzicava. Aveva però un problema, deontologico: come far “tornare in vita” un personaggio che alla fine dell’ultima storia pubblicata era malconcio assai, per non dire moribondo. Magnus non faceva le cose a caso, rispettava i suoi personaggi e rispettava i lettori: il personaggio avrebbe dovuto tornare in vita, e i lettori sapere come c’era riuscito. Aveva studiato un intervento chirurgico al quale sottoporre Lo Sconosciuto, si era documentato, aveva chiesto il parere di medici. Quando lo andai a trovare a casa sua, era pronto per cominciare.
«La storia dell’intervento chirurgico me la paghi subito, però io la disegno dopo quest’altra che ho già in mente.» Così nacque il ritorno dello Sconosciuto, con le due storie Full Moon in Déndera e La fata dell’improvviso risveglio, proseguito poi con quel capolavoro che è L’uomo che uccise Ernesto “Che” Guevara. Non è soltanto un aneddoto, questo che ho raccontato: è la misura di un autore come nessun altro, davvero un autore al servizio della propria arte, orgoglioso di esserlo fino in fondo. Magnus era un uomo colto, di quella cultura artigianale che si nutre di livelli di curiosità successivi. La creazione de Lo Sconosciuto, nel 1975, è sintomatica. Magnus conosceva le cose ben oltre le storie che aveva fin lì disegnato, soprattutto conosceva mondi diversi da quelli spicci di Kriminal e Satanik e da quello furbescamente cialtrone di Alan Ford. Conosceva le letterature e le filosofie orientali, intuiva che la geopolitica sarebbe stata la chiave giusta per raccontare il mondo dopo che l’ultima rivoluzione borghese, quella del Sessantotto, aveva concluso il processo di laicizzazione dell’Occidente, aprendolo a ogni sorta di nuovi contrasti. La sua prima esperienza di autore completo non avrebbe dovuto essere un ricalco del passato, quanto una suggestiva ipotesi di futuro. E i futuri per Magnus si aprivano come altrettanti ventagli, uno dopo l’altro, senza soluzione di continuità, in un parossismo creativo che non aveva riscontri in un panorama fumettistico che pure si arricchiva di sempre nuove voci, alcune delle quali di rilievo assoluto. Passava dall’ambientazione contemporanea a quella storica, balzava da costumi antichi a uniformi di un impero stellare di lì a venire, riproduceva muri sbrecciati e foreste intricate ammirabili fino all’ultima foglia, denudava un erotismo velato e conturbante per portare in primo piano dettagli ginecologici di urticante onestà. Era un autore irrequieto: non sapeva fermarsi, non si arrendeva al successo facile, stupiva il lettore, lo disorientava pretendendo un’attenzione e un credito che nella storia del fumetto sono rimasti modelli mai replicati. La grandezza di Magnus era anche il suo limite, un limite accidentale, di natura esclusivamente economica, di gestione di quella partita doppia alla quale neppure gli artisti possono sfuggire. Magnus non patteggiava: il mercato gli chiedeva di replicarsi, lui rispondeva cambiando di continuo. I formati editoriali esigevano storie di dimensione predeterminata, lui ne proponeva di diverse. Il sistema reclamava personaggi e lui offriva opere. Aveva ragione: le sue storie sono rimaste e sono continuamente ristampate, quelle di coloro che si piegavano alle presunte ragioni editoriali sono scomparse. In questo volume le avventure de Lo Sconosciuto non ci sono, così come non ci sono quelle di Kriminal, Satanik, Dennis Cobb, Gesebel, Alan Ford, La compagnia della forca, I briganti, Necron e Tex. C’è però tutto il Magnus non seriale, in una panoramica fantasmagorica come poche altre. Il Magnus più intimo, quello che rincorre le filosofie e gli stili di vita orientali, le piccole leggende domestiche degli Appennini, i grandi sogni dell’immaginario fumettistico. Il Magnus che si mette umilmente al servizio delle storie che ha da raccontare e le restituisce senza dimenticare il minimo dettaglio, come quei viandanti di un tempo, che si spostavano da un posto all’altro, reporter ante litteram di un mondo che non possedeva altri sistemi per farsi conoscere. Il viandante: proprio con quell’esagramma dell’I-Ching, Magnus con modestia esemplare firmò i primi episodi de Lo Sconosciuto. Non più il grande, ma colui che ha ancora tanto da scoprire e da imparare. Scoprire e imparare: le qualità degli autentici grandi. E Roberto Raviola, per sempre Magnus, è stato il più grande di tutti.


Il 6 giugno esce in libreria l'edizione integrale de Lo Sconosciuto di Magnus, qui in anteprima.
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1 commento:

zinoviev ha detto...

perchè più piccolo degli altri volumi? scelta decisamente infelice :(