08 ottobre 2009

L'improvvisatore - La prefazione di Gipi



Da: “Gipi”
A: “Sualzo”
Oggetto: Prefazione



Bene.
Io i fumetti non li leggo MAI.
In realtà non leggo mai un cazzo. Perché sono un cialtrone e suono e gioco all’xbox oppure penso alla morte o mi faccio ecografi e. Ognuno ha i suoi hobby.
Però il tuo libro a fumetti oggi l’ho letto. Perché ero stanco, credo. Mi sono steso sul letto prima di ripartire per lo show di stasera. Avevo freddo. Mi sono messo sotto le coperte. Vestito. Ho messo la sveglia alle 17, sull’iphone, perché quando uno ha deciso di essere FIGO maiuscolo, deve esserlo SEMPRE maiuscolo.
Avevo una fi danzata che si lamentava sempre che nei fumetti non ci si capisce un cazzo. Ora non l’ho più. Ma dovrò richiamarla e dirle che prenda il tuo libro, così potrà cambiare idea. Sui fumetti. Non su di me.
Avevo il muso tutto bagnato oggi, nel letto. E mi s’è bagnato in più riprese. E ho trovato il tuo racconto delicato e delizioso, accompagnato da uno humour che mi ha fatto fare degli “he he” sommessi ma sonori, da solo, nel letto.
Se vuoi, un giorno, faccia a faccia, ti dirò pure un paio di cose di tecnica di inquadrature che potevi aggiustare, ma solo perché so che non un canto da fan vuoi da me, altrimenti ne farei pure a meno. Perché a me il tuo libro ha preso, commosso e lasciato a pensare. E io, per quel che ne so, di più non credo che si possa chiedere al nostro lavoro.
Mi sono affezionato ai personaggi. Erano vivi. Lo erano i sentimenti. E la scansione del tempo era liscia come l’olio e la sceneggiatura ben fatta, con delle ellissi strafighe.
Bon, di più non ti dico sennò scado nell’homosessualità palese.
Bravo Antonio. Quando ne fai un altro?
Baci
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