2° itinerario: PORTA DEL MARE
La PORTA DELL'AVVENTURA, il primo itinerario di Corto Sconto, la guida di Corto Maltese alla Venezia nascosta , vi ha condotto per i luoghi più suggestivi della Serenissima dal Ponte di Rialto fino alle Fondamenta Nuove. Avrete iniziato ad abituarvi alla particolare toponomastica della città e avrete gustato alcune delle delizie della cucina veneziana.
Oggi abbiamo scelto per voi le migliori perle del secondo itinerario di Corto Sconto. Andrete alla scoperta della PORTA DEL MARE e delle meraviglie di San Pietro, l'Arsenale, via Garibaldi, il quartiere dei contrabbandieri e avrete qualche ottimo consiglio su dove ristorarvi con un buon bicchiere di vino.
Potrete trovare la PORTA DEL MARE e gli altri sei itinerari in versione integrale nella guida pubblicata da Rizzoli Lizard. Buon viaggio!
La mappa del secondo itinerario è scaricabile a questo link
Dopo un piacevole giro lungo la
riva e tra i giardini profumati, ci avviamo verso campo
Sant’Iseppo dove è ancora
possibile vedere delle impiraperle,
cioè donne che, con speciali
pettini fatti di aghi sottilissimi, infilano (impirano,
in veneziano) piccolissime perle per farne delle collane.
Prendiamo in seguito la
calle delle Furlane, con le
caratteristiche costruzioni povere del Seicento in tutto simili a
quelle tipiche del Friuli. Le friulane
dell’epoca (taverniere, lavandaie, balie, cameriere) introdussero
il ballo della furlana, che si diffuse con grande seguito popolare
nel Sestiere di Castello.
Dal ponte di Quintavalle, che
ci collega con l’isola di San
Pietro di Castello si gode di una
vista veramente incantevole. Da lì si raggiunge uno dei quartieri
più caratteristici della città, dove si respira un’aria di
altri tempi con il profumo e l’allegria dei panni lavati di fresco
e stesi ad asciugare, le chiacchere e i richiami delle donne dalle
finestre e nei cortili, le grida e i giochi dei bambini, i tavolini e
le partite a carte dei vecchi.
Tornando dalle parti di via
Garibaldi, nella fondamenta della Tana, vedrete una lapide muraria
(uguale a quella che si trova al mercato del pesce di Rialto e a
quella in campo Santa Margherita) dove sono specificate le misure
minime dei pesci commerciabili, sotto le quali si incorreva in gravi
sanzioni.
Ai tempi di Corto Maltese
c’era, di fronte al monumento di Garibaldi, uno dei ritrovi
preferiti da Hugo Pratt e dai suoi amici, La Cavallerizza, dove si
suonava musica dal vivo e si davano appuntamento ragazze, marinai e
militari di passaggio.
Alla fine della guerra, con
l’occupazione militare alleata, dietro queste calli si poteva trovare davvero
ogni genere di mercanzia; vi si svolgeva ogni genere di attività
più o meno lecita, mentre i primi juke-box e ancor di più le
orchestrine improvvisate e strampalate suonavano a tutte le ore nuove
musiche di importazione americana.
Presero a proliferare in quel
periodo avventurieri, nati perlopiù proprio in questo quartiere,
che sfrecciavano grazie alle velocissime imbarcazioni dal fondo
piatto tra mare e laguna con qualsiasi tempo e in qualunque
situazione, agili e veloci sui bassi fondali dei canali veneziani.
Qui vicino si trova il Museo
Navale dove si trova il modello del Bucintoro, lo
splendido e prezioso vascello ricoperto d’oro sul quale il doge,
nel giorno dell’Ascensione (la Sensa) sposava simbolicamente
il mare di fronte al Lido, mentre centinaia di imbarcazioni di tutti
i tipi lo seguivano in una spettacolare e coloratissima parata.
La zona dell'Arsenale fu
sempre abitata e frequentata da un’eccezionale varietà di gente
di ogni provenienza. Oltre ai veneziani si incontravano rematori
schiavoni, mercanti greci, turchi, armeni, arabi, siriani, dignitari
bizantini, schiavi liberati, soldati e avventurieri: un grande
crogiolo di razze che fece di Venezia una delle città più aperte
e tolleranti di tutta Europa.
A questo punto, qui intorno
abbiamo due ottime possibilità per sederci a una buona tavola: il
primo, in calle del Pestrin si chiama addirittura Corte Sconta e già
solo il nome, di prattiana memoria, ci impone di andare a curiosare.
L’alternativa a questo locale, a due passi di distanza, si chiama
ristorante Al Covo e si trova in campiello della Pescaria.
L’ambiente è caldo
ed
accogliente e,
se il clima lo consente,
c’è un piccolo cortile
sotto le frasche.
Moscardini,
schie con polenta,
moleche, canoce
(“... a Santa Caterina
val
più ’na canocia de ’na gaina...”),
cape sante, gransi
pori,
peoci, caparosoli,
tabachine
e,
per finire,
un fragolino
con un buraneo
o uno sgropin...
In campo
Bandiera e Moro, o della Bragora,
c'è la chiesa dove fu battezzato Vivaldi. A proposito di questo
campo, si narra che nel febbraio del 1819, durante il periodo di
carnevale, un elefante appartenente a un circo ospite in città si
sia imbizzarrito e sia fuggito
lungo la riva degli Schiavoni e sia giunto infine proprio qui dove pare sia entrato addirittura in chiesa.
Proprio accanto alla chiesa dei
Cavalieri di Malta si trova la scuola di San Giorgio degli
Schiavoni, il cui interno fu arricchito da un ciclo di pitture
dedicate ai tre santi protettori, eseguite fra il 1502 e il 1507 da
Vittore (Scarpazza) Carpaccio. Questi interni costituiscono una delle
più preziose testimonianze rinascimentali conservate praticamente
intatte.
Presso la
salizzada dei Greci, sorge invece la
chiesa dedicata dalla comunità greca a san Giorgio. È la chiesa
più antica d’Occidente, e questo ci rammenta che nel periodo
dell’occupazione turca Venezia era diventata il centro più
importante della diaspora greca. Alle spalle della chiesa, sotto le
absidi, c’è l’antico, piccolo cimitero. Fra le numerose patere
e i bassorilievi raffiguranti san Giorgio e il drago, questa
silenziosa oasi di bellezza vi offrirà un momento di raccoglimento
e di spiritualità.
Una volta raggiunto campo San
Francesco della Vigna potrete
ammirare la chiesa omonima, che fu opera di Jacopo Sansovino (ma la
facciata più tarda è del Palladio). In questa zona c’erano i
vigneti più estesi della città.
Celebre brindisi veneziano
del quattordicesimo secolo:
“Chi ben beve, ben
dorme,
chi ben dorme, mal no pensa,
chi mal no pensa, mal no fa,
chi
mal no fa,in paradiso va,
ora ben bevé che paradiso avaré!”
E' curioso notare che, più
che il vino nostrano, allora si preferiva consumare quello importato
dalle isole dell’Egeo e dalla Grecia in generale. Ci sono in città
molte strade dedicate alla “Malvasia”, dal nome delle botteghe
dove si vendeva questo vino chiamato anche “grechetto”.
Con l’allargarsi del potere
dogale sulla terraferma e con l’acquisto di fondi da parte delle
grandi famiglie veneziane, si cominciarono a produrre degli ottimi
vini locali: Valpolicella, Picolit, Vernaccia e altri, che venivano
esportati perfino in Germania e in Polonia.
Sbucati in campo Santa Ternita
prendete il ponte del Suffragio o del Cristo e la strada vi porterà
a un arco. Quest’arco isolato si apre apparentemente sul nulla, ma
provate a guardare meglio: oltre quell’arco c’è il mare.
Quel luogo, la stazione del
vaporetto, non potrebbe avere un nome più adatto di quello che ha:
Celestia.
Questa non era che un'anticipazione dei punti d'interesse dell'itinerario PORTA DEL MARE della guida Corto Sconto, raccontata da Guida Fuga e Lele Vianello. Domani sarà la volta della PORTA D'ORIENTE... alla scoperta di nuovi arcani misteri!
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