08 luglio 2012

Corto Sconto. 7 itinerari per 7 giorni. #2° giorno











2° itinerario: PORTA DEL MARE

La PORTA DELL'AVVENTURA, il primo itinerario di Corto Sconto, la guida di Corto Maltese alla Venezia nascosta , vi ha condotto per i luoghi più suggestivi della Serenissima dal Ponte di Rialto fino alle Fondamenta Nuove. Avrete iniziato ad abituarvi alla particolare toponomastica della città e avrete gustato alcune delle delizie della cucina veneziana.
Oggi abbiamo scelto per voi le migliori perle del secondo itinerario di Corto Sconto. Andrete alla scoperta della PORTA DEL MARE e delle meraviglie di San Pietro, l'Arsenale, via Garibaldi, il quartiere dei contrabbandieri e avrete qualche ottimo consiglio su dove ristorarvi con un buon bicchiere di vino.
Potrete trovare la PORTA DEL MARE e gli altri sei itinerari in versione integrale nella guida pubblicata da Rizzoli Lizard. Buon viaggio!































La mappa del secondo itinerario è scaricabile a questo link

Questo itinerario inizia dai giardini Napoleonici, più noti come giardini della Biennale, dove si svolge, ogni due anni, la famosa esposizione internazionale d’arte moderna che ha origine nel 1895 grazie all’idea e all’iniziativa del poeta Riccardo Selvatico e del critico Antonio Fradeletto.

Simbolo della Biennale

Dopo un piacevole giro lungo la riva e tra i giardini profumati, ci avviamo verso campo Sant’Iseppo dove è ancora possibile vedere delle impiraperle, cioè donne che, con speciali pettini fatti di aghi sottilissimi, infilano (impirano, in veneziano) piccolissime perle per farne delle collane.

Prendiamo in seguito la calle delle Furlane, con le caratteristiche costruzioni povere del Seicento in tutto simili a quelle tipiche del Friuli. Le friulane dell’epoca (taverniere, lavandaie, balie, cameriere) introdussero il ballo della furlana, che si diffuse con grande seguito popolare nel Sestiere di Castello. 

Dal ponte di Quintavalle, che ci collega con l’isola di San Pietro di Castello si gode di una vista veramente incantevole. Da lì si raggiunge uno dei quartieri più caratteristici della città, dove si respira un’aria di altri tempi con il profumo e l’allegria dei panni lavati di fresco e stesi ad asciugare, le chiacchere e i richiami delle donne dalle finestre e nei cortili, le grida e i giochi dei bambini, i tavolini e le partite a carte dei vecchi.

Tornando dalle parti di via Garibaldi, nella fondamenta della Tana, vedrete una lapide muraria (uguale a quella che si trova al mercato del pesce di Rialto e a quella in campo Santa Margherita) dove sono specificate le misure minime dei pesci commerciabili, sotto le quali si incorreva in gravi sanzioni.

Ai tempi di Corto Maltese c’era, di fronte al monumento di Garibaldi, uno dei ritrovi preferiti da Hugo Pratt e dai suoi amici, La Cavallerizza, dove si suonava musica dal vivo e si davano appuntamento ragazze, marinai e militari di passaggio.
Alla fine della guerra, con l’occupazione militare alleata, dietro queste calli si poteva trovare davvero ogni genere di mercanzia; vi si svolgeva ogni genere di attività più o meno lecita, mentre i primi juke-box e ancor di più le orchestrine improvvisate e strampalate suonavano a tutte le ore nuove musiche di importazione americana. 
Presero a proliferare in quel periodo avventurieri, nati perlopiù proprio in questo quartiere, che sfrecciavano grazie alle velocissime imbarcazioni dal fondo piatto tra mare e laguna con qualsiasi tempo e in qualunque situazione, agili e veloci sui bassi fondali dei canali veneziani.

Qui vicino si trova il Museo Navale dove si trova il modello del Bucintoro, lo splendido e prezioso vascello ricoperto d’oro sul quale il doge, nel giorno dell’Ascensione (la Sensa) sposava simbolicamente il mare di fronte al Lido, mentre centinaia di imbarcazioni di tutti i tipi lo seguivano in una spettacolare e coloratissima parata.

La zona dell'Arsenale fu sempre abitata e frequentata da un’eccezionale varietà di gente di ogni provenienza. Oltre ai veneziani si incontravano rematori schiavoni, mercanti greci, turchi, armeni, arabi, siriani, dignitari bizantini, schiavi liberati, soldati e avventurieri: un grande crogiolo di razze che fece di Venezia una delle città più aperte e tolleranti di tutta Europa.

A questo punto, qui intorno abbiamo due ottime possibilità per sederci a una buona tavola: il primo, in calle del Pestrin si chiama addirittura Corte Sconta e già solo il nome, di prattiana memoria, ci impone di andare a curiosare. L’alternativa a questo locale, a due passi di distanza, si chiama ristorante Al Covo e si trova in campiello della Pescaria.

CORTE SCONTA
L’ambiente è caldo
ed accogliente e,
se il clima lo consente,
c’è un piccolo cortile
sotto le frasche. 
Moscardini,
schie con polenta,
moleche, canoce 
(“... a Santa Caterina
val più ’na canocia de ’na gaina...”), 
cape sante, gransi pori,
peoci, caparosoli,
tabachine
e, per finire,
un fragolino
con un buraneo
o uno sgropin...
 In campo Bandiera e Moro, o della Bragora, c'è la chiesa dove fu battezzato Vivaldi. A proposito di questo campo, si narra che nel febbraio del 1819, durante il periodo di carnevale, un elefante appartenente a un circo ospite in città si sia imbizzarrito e sia fuggito lungo la riva degli Schiavoni e sia giunto infine proprio qui dove pare sia entrato addirittura in chiesa. 

Proprio accanto alla chiesa dei Cavalieri di Malta si trova la scuola di San Giorgio degli Schiavoni, il cui interno fu arricchito da un ciclo di pitture dedicate ai tre santi protettori, eseguite fra il 1502 e il 1507 da Vittore (Scarpazza) Carpaccio. Questi interni costituiscono una delle più preziose testimonianze rinascimentali conservate praticamente intatte.

Presso la salizzada dei Greci, sorge invece la chiesa dedicata dalla comunità greca a san Giorgio. È la chiesa più antica d’Occidente, e questo ci rammenta che nel periodo dell’occupazione turca Venezia era diventata il centro più importante della diaspora greca. Alle spalle della chiesa, sotto le absidi, c’è l’antico, piccolo cimitero. Fra le numerose patere e i bassorilievi raffiguranti san Giorgio e il drago, questa silenziosa oasi di bellezza vi offrirà un momento di raccoglimento e di spiritualità. 

Una volta raggiunto campo San Francesco della Vigna potrete ammirare la chiesa omonima, che fu opera di Jacopo Sansovino (ma la facciata più tarda è del Palladio). In questa zona c’erano i vigneti più estesi della città.






Celebre brindisi veneziano
del quattordicesimo secolo:
“Chi ben beve, ben dorme,
chi ben dorme, mal no pensa,
chi mal no pensa, mal no fa,
chi mal no fa,in paradiso va, 
ora ben bevé che paradiso avaré!”

E' curioso notare che, più che il vino nostrano, allora si preferiva consumare quello importato dalle isole dell’Egeo e dalla Grecia in generale. Ci sono in città molte strade dedicate alla “Malvasia”, dal nome delle botteghe dove si vendeva questo vino chiamato anche “grechetto”.
Con l’allargarsi del potere dogale sulla terraferma e con l’acquisto di fondi da parte delle grandi famiglie veneziane, si cominciarono a produrre degli ottimi vini locali: Valpolicella, Picolit, Vernaccia e altri, che venivano esportati perfino in Germania e in Polonia.

Sbucati in campo Santa Ternita prendete il ponte del Suffragio o del Cristo e la strada vi porterà a un arco. Quest’arco isolato si apre apparentemente sul nulla, ma provate a guardare meglio: oltre quell’arco c’è il mare.
Quel luogo, la stazione del vaporetto, non potrebbe avere un nome più adatto di quello che ha: Celestia.


Questa non era che un'anticipazione dei punti d'interesse dell'itinerario PORTA DEL MARE della guida Corto Sconto, raccontata da Guida Fuga e Lele Vianello. Domani sarà la volta della PORTA D'ORIENTE... alla scoperta di nuovi arcani misteri!

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